venerdì 3 aprile 2020

Gentile Professor Conte


Gentile Professor Conte,

mi scusi sin da ora se questa mia ha la fantasia e l’ardire di distoglierla da cose molto importanti.
Quand'ero piccola, sui vetri appannati della finestra disegnavo col dito i contorni di monti lontani e innevati che mi si paravano davanti, mi illudevo di toccarli ma li sentivo più vicini: con lo stesso spirito, oggi le scrivo. Non so ancora, non credo vorrò firmare queste parole che ritengo -presumo- siano e saranno le parole di tanti.

A me fa male vedere, sentire questa mia terra -Crotone e la Calabria tutta- come ‘dimenticata’ dal resto della nazione: dimenticata nelle sue sofferenze e povertà; nei suoi tanti splendori che, non solo la natura, ma anche una storia grande ci prodigano; nelle tante forme d’arte che pullulano e si nutrono di tutto il bello che le circonda.
Dimenticata anche oggi che, quasi sottovoce e in atto di compassione -in questo nostro “patire con” i fratelli del nord e di tutta la nazione-, chiediamo un sostegno materiale contro la Bestia covid19. Un sostegno che ha nomi concreti in tamponi, mascherine, strumenti adeguati a far fronte anche noi al pericolo che, anche su di noi, inermi e dimenticati, incombe.

Una terra che, dimenticata, balza - anzi, schizza - agli onori della cronaca come terra di mafia e fannulloni e piagnoni e approfittatori. Mi creda se le dico che, per dignità e orgoglio e tradizione, qui c’è gente -a iniziare dai medici, condotti e ospedalieri, oggi al nostro fianco di malati o potenziali tali, per finire ai tanti e ciascun lavoratore che reggono, nonostante un continuo remare contro, la nostra economia - qui c’è gente che ha il decoro del proprio lavoro e in quel decoro si identifica.

È terra dimenticata da chi dimentica che la gramigna cresce sempre insieme al grano...

Con la speranza di sentirla, come i miei monti, più vicino, La ringrazio e le auguro tutto il bene che saprà fare per questa nostra martoriata nazione.

f.to: io, fieramente calabrese e italiana/o