Volevo scriverla da tempo ma non raggiungevo mai la giusta
profondità dove la sua voce risuona, e canta di lei, la mia, sottovoce…
Ti sfilarono l’io come una veste
un’ala sola -la tua
nudità-
e remigasti i cieli
più alti
da un letto di pazzia
cantasti il paradiso
e tutti i colori del viaggio
ma quanti furono
gli spilli
quante le fiamme?
Conoscevi la verità che acceca
le rubavi di
continuo
briciole dalle
labbra.
Inciampo ora in un tuo verso
e non ti leggo mai
non posso
mi sbilancia
troppa la vicinanza al mistero
la potenza del tuo abbraccio
si fa pesante la mia pelle
di tanta umanità ferita
così annegata e
così risorgente dal dolore
… mi resti addosso!
Di te mi dilania la follia
quella vera
retta solo dai grandi
un tuo verso e
si riduce
la distanza con un altrove
il declivio da te faticato
non t’appartiene
non t’apparterrà la morte
… a noi hai lasciato l’anima
così sgranata e marchiata
resta insepolta
e continua a parlarci.