un’amicizia
che ritorna
il gusto delle
ore assolate
quando si
implora la notte di
non pesare
presto sulle palpebre
di inverni
alla porta serrata:
era di
smeraldi il cumulo di
arterie che
ora imprigiona
muri inferriate balconi
il cancello
del cimitero e
un dolore
sempre acceso -qui-
dove non ha
ingresso il tempo
qui comincia
l’eterno che m’appartiene