domenica 5 febbraio 2023

Sul margine di Maria Allo

 


      Mi convinco sempre più che una nota di lettura -o recensione che sia - non è altro che il tentativo di trovare il bandolo di fili sospesi ma solo apparentemente.

Di fatto, sono tenuti insieme da una parola, riflesso che assomma un passato più o meno recente; una parola chiave che li lega e che si ripropone, in modo più o meno inconscio, come un mandala dalle tante sfaccettature.

 Trovarla – così come sbagliarla o eluderla – è affare di vissuto: quanto quei versi leggono chi li legge, dove lo rimbalzano, chi, tra poeta e lettore, è avanti o indietro di un passo nella vita.

 Certo, la scrittura in genere è la volontà di mettere tutte le carte in tavola e tentare di fare chiarezza, o per dirla con le parole del Nobel Annie Ernaux  la mancanza di senso di ciò che si vive nel momento in cui lo si vive moltiplica le possibilità di scrittura.  E forse sarà una prerogativa del poeta – e di Maria Allo –quella di sapersi dare coraggio, trovare le parole giuste a consolarsi e, così, implicitamente, concedersi il tempo di adattarsi all’ostacolo (da pag.23)

 

Impariamo da soli con questi corpi

 rappresi alle vertebre

 i dettagli dei nostri abissi

 rivelano chi siamo

 ombre incustodite tra atomi dispersi

 

e ancora da pag 27

 

Caviglie trattenute sul flutto che scorre

 Passerà questo tempo così come si riproduce

 nel profondo un sempreverde e ramifica

 in ogni incisione di un cortile ignorato

 Un dio errante con ali distese reggerà

 il brusio della vita che cede e anche

 se gli occhi non riescono a vedere

 una feritoia di luce schiude un volto

prima della parola a metà strada

 Non c’è lirica in questa silloge che non sia profumata e colorata di natura, non c’è sofferenza che non vorrebbe stemperarsi in essa e, in filigrana, l’ombra di qualcuno che l’autrice ama o, forse, ha molto amato


 Resistere è il nuovo confine


 Sai talvolta tutto vacilla

 quando non c’è fenditura di scoglio

 nella brughiera desolata

 in cui custodire amore

 ma vale tenere le mani

 aperte e non lasciarsi

 cadere anche se i sogni

ora sono realtà sommerse

 nel gioco a mosca cieca

 con il sangue dei vivi

 Resistere è il nuovo confine

 In quasi tutte le liriche, alcuni tratti sono trascritti in corsivo al quale, la nostra, si affida per rimarcare il significato o la dolcezza del verso, sempre corposo e ardente, ricorda un po’ le onde del mio ionio: marosi che si increspano come aquile e vorrebbero svettare (pag. 44)

 Fermarsi qui

 

Con dita sparse si scava dappertutto

 nella passione del bianco

 anche se il cielo tra fogli

cammina sospeso sul ciglio

 Rompo gli argini per vorticare

 nell’insonnia affilata delle mie

 migrazioni finché una forma

 del vento nei capelli leggera

 possa reggere le parole con ardore

 Così per quanto non salvino

 in ogni foglio le parole crescono

 Nella poesia che dà il nome alla raccolta, il verso e l’implicita aspirazione che fa da battistrada (pag. 15)

 Si squarcia sulla bocca

il nome che ci detiene

come se il vero margine fosse questo nostro nome che, a sua volta, identifica un corpo e un confine e, quindi, il desiderio di andare oltre, divincolarsi, come quando ci si lascia rapire dall’incanto e, transitando dalla meditazione, si approda alla contemplazione poetica: passaggi che Maria Allo compie con molta, tanta destrezza.