Le poesie della silloge L’Alveare assopito sono accomunate da una ricerca poetica, talora dolce talora più penetrante e incisiva di com-prendere la complessità dell’essere e dell’ex-sistere. Proprio come uno scambio di ruolo e senso tra la scrittrice e la sua ombra. Una complessità che diviene più intellegibile attraverso progressivi transiti dalla natura al sè, ai figli, all’altro da sè. Il gioco delle proiezioni psicologiche bene si con- fondono con le metafore dove la solitudine diventa distanza tra le stelle.
Cipriano Gentilino
*
Mi piacerebbe
per una volta
srotolare l’ombra in avanti:
fosse lei a pencolare il corpo
La verità
è che si entra indifesi nel verso
ad ogni semitono
il timbro di un sé disperso
*
Mostrami il doppio della felicità
lo schianto di luci nelle tenebre
il sole del grano alto
l’albero che resiste all’ascia
le impronte di volpi sulla neve
– tracce indistinte di incontri – e ti dirò
dello stesso e del mutevole
di un tempo straniero che cresce in petto
del cuore che va lavato di tanto in tanto
di dolori che scavano strade nel sonno
del fiato che ci vuole
per non restare intrusi a sé stessi
*
Il cielo di stanotte sta in una ciglia
di luna – intorno e distanti – costellazioni
e stelle slacciate come
se ognuno
volesse stare solo a modo suo