L’alveare assopito
di Angela Caccia
Opera poetica I classificata al Faraexcelsior
“….Il po’ di verde sconsolato / annusava ovunque luce / rovistava in sacche di grigio / ed abbandono / la condanna del colore / fu la fatica di nascere rosa”
“Navigatori
del liquido celeste / in formazione serrata verso / rotte radiose sui tanti
canti della terra /…”
“ Si spegne
l’azzurro e / la senti strisciare arrampicarsi / cadere e nel tonfo asfaltare
l’opaco…”
Forse, mi sono
detto, la fonte di ispirazione è stata unica ed è arrivata al punto di dare
alle pennellate di colore la vena di un artista, un grande artista: “Questa finestra ora / incupita era un Van
Gogh /…”.
Con ogni
probabilità sono stato tuttavia troppo impulsivo, troppo precipitoso, perché i
colori rappresentano una parte, peraltro abbastanza esigua delle poesie, ma non
essendo la silloge monotematica sono presenti altri argomenti di cui scrivere,
come ho potuto apprezzare soprattutto
nel caso della natura: “ Infallibile regia della natura / partecipiamo al
congedo della rondine / sulla rampa ripida dell’autunno / e tutti a cercare
l’ultima rosa/…”.
Certo se è più
piacevole leggere poesie che trattano più argomenti però è più difficile
scrivere poi una recensione, si corre il rischio di essere prolissi, di divagare un po’ troppo, insomma si rischia di
porre l’autore in secondo piano. Se è poi vero che l’Autore, con la “a” maiuscola, è in quanto
tale per la qualità del suo prodotto, non posso che piacevolmente constatare
che anche qui ritrovo quell’Angela Caccia sensibile, precisa, raffinata e
armonica che ho potuto apprezzare in tanti lavori precedenti. Verrebbe da dire,
e non si sbaglierebbe, che la classe non è acqua. Al riguardo basta leggere
questi pochi versi, presi da alcune poesie:
“ Le case
basse di un villaggio di pescatori / la riva a poche spanne / il rumore della
risacca come certi / rosari nella bocca degli anziani / le barche un po’ /
tediate al
pari di auto in sosta al market /…”;
“ Il cielo
di stanotte sta in una ciglia / di luna – intorno e distanti – costellazioni /
…”;
“ Dell’alba
l’adagio di suoni / furtivi come piccole ossa di / uccelli che sgranchiscono /
…”.
Credo che sia
possibile per tutti rilevare le felici scelte creative, vere e proprie invenzioni
che in poche parole propongono visioni e atmosfere di grande effetto, e non si
tratta di preferenze determinate da virtuosismo, ma di periodi che sono
strettamente legati alla poesia e al concetto che si vuole esprimere, perché è
evidente come il risveglio del mondo all’alba presenti una serie di suoni che
piano piano si espandono, superando la soglia del silenzio, e annunciando, con
il sole che sorge, il nuovo giorno. In così poco c’è molto, direi c’è tanto, e
soprattutto non asetticamente, con grazia, e questa è la poesia che dona la “a”
maiuscola all’autore.
Non è un caso
pertanto se ha vinto anche questo premio
nel periodico concorso indetto dall’editore, ma attenzione, io non mi
faccio influenzare dai risultati, il valore di un’opera è intrinseco,
indipendente da coppe e medaglie, e qui c’è tutto, per il piacere di chi
leggerà e anche per la soddisfazione che ho ritratto scrivendo la presente.
Renzo Montagnoli
Angela Caccia ha pubblicato con
Fara: Il fruscio feroce degli ulivi (2013), Il tocco abarico del dubbio (2015) e Accecate i cantori (2017). Con Lietocolle Piccoli forse (2017). Vari i contributi nel web, in particolare in Versante
Ripido. È stata recensita in poesia.corriere.it, Satura, Patria
Letteratura, RAI Poesia, Oubliette magazine, La
Repubblica di Napoli nella rubrica di Eugenio Lucrezi e La Repubblica di
Firenze nella rubrica di Alba Donati. Finalista al Morra 2022 con liriche contenute nel presente libro, ha tre superbe passioni:
poesia, ceramica e scacchi.