Questo tempo, già
tragico di suo, ha un che di avvelenato per chi, attraverso le parole, si accudisce
e si prende cura di chi ama; per chi si riconosce in un chiaroscuro e nella stessa
volontà di chiarificarlo: rodarsi e scorticarsi all'uso corretto e onesto di parole
importanti come preludio ineludibile.
È veleno che oggi
tocca tutti o si è costretti a inghiottirlo: toglie ogni sacralità a quelle
parole, le smembra con le lame affilate della tendenziosità. E poi le imbalsama:
di loro, solo un suono richiama, ancora per poco, le vette, l’interno è impagliato
decomposto fetido.
Turarsi le
orecchie vale a poco, bendarsi altrettanto: non ci sono protezioni contro il contagio.
I cialtroni confidano
in un’immunità da gregge che uniformi a loro e ci renda tutti animali a limite
dell’umano o viceversa. Resistere, sta diventando parola debole, ma ad oggi …
non si conoscono altri vaccini.