ANGELA CACCIA : “Il tocco abarico del dubbio” –
Ed. Fara editore – 2015 – pagg. 96 - € 10,00
Sistemato il dubbio nel punto zero di ogni equilibrio, psicologico, mentale, illusorio, metafisico, umbratile, ecco che la poesia si aggancia al momento colorato della immaginazione , fra gli archetipi e le visioni, che inseguendosi procurano vortici e linee delicatamente sospese nello spazio.
“La memoria dipinge quadri, ma solo la
nostalgia preserva il colore fugace della felicità.” A volte il ricordo si
muove con difficoltà tra le figure riemerse dal passato, per ricostruire
un’atmosfera di mistero e di concretezza nuovi, tali da riproporre diafane
specularità che hanno il tocco dell’impossibile, e la poesia segue le pieghe
per ristabilire i rapporti. La speranza, nella sua multicolore trasparenza,
cerca appigli nei “pensieri minimi/ proposti di piccolo taglio / gittate troppo
corte/ oscilla la visione./ Sfiorata la vetta/ l’azzurrità è una nostalgia …”.
Fantasia abile e sapiente diviene visione di
volta in volta sempre più stupefatta, sia delle cadenze dal diverso ritmo sia
nella condivisione del verso breve e fulminante. “Qualcosa di fragile/ si
prestava sul foglio / a farsi materia / soppesata dal tatto/ piacevole
all’udito/ il frusciare della carta/ ma voltata la pagina/ l’insano inganno:/
come un segreto/ affidato al lettore / l’indice inumidito/ gustato
dall’olfatto/ toccava l’angolo in alto/… quasi una benedizione.”
Non vi è digressione, scaturita dal vagare tra
i resti del sub conscio, ma purezza nel tentativo di espressioni
particolarmente rilevate dalla sicurezza del segno, che incide e disegna con
personale chiarezza.