Può l’uomo trovarsi in una condizione
zero dell’essere? Cosa significa essere ad una condizione zero dell’essere? E’
un momento di passaggio, una possibilità di slancio? o solo una condizione di
stasi, peggio ancora di niente?
Chi conosce la poesia di Angela Caccia
conosce già la risposta, eppure non può fare a meno di arrivare fino
in fondo alle pagine della sua silloge per completare un percorso sul quale
ogni parola ci trascina con la forza della sua personalità. Il lettore sa già
che niente è scontato nella sua poesia intima e corposa. Il punto abarico
comincia fin dalle prima pagine a mostrarsi come una possibilità, come
desiderio di movimento, anche la sosta per una breve riflessione non è mai fine
a stessa ma si pone come trampolino di lancio per una nuova esperienza.
La nuova silloge di Angela Caccia ha per
titolo “Il tocco abarico del dubbio” e rappresenta un altro passo in avanti di
una esperienza poetica che ha la necessità di esprimersi, dirompente e
coinvolgente. Se si volesse esprimerla con un’ immagine, sarebbe quella di due
mani leggere, calde, allungate verso il lettore con fare accogliente, come a
volerlo attrarre verso l’intimità di un percorso interiore, vissuto fin nel
profondo del proprio essere. Oppure sarebbero due occhi attenti, curiosi, avidi
nel voler assorbire il significato degli eventi che lo circondano. Perché
l’intimità dell’autrice non si ferma all’accoglienza dei limiti di una casa, di
un paese o di un evento, ma abbraccia tutto e tutti nella misura in cui noi
tutti ci ritroviamo a respirare le stesse emozioni, le stesse paure, le stesse
gioie e gli stessi dolori quotidiani. Li riconosciamo perché la loro
ordinarietà trascende ad evento straordinario, unico e pertanto vissuto
intensamente. Ne sentiamo i colori, gli odori e le melodie.
Forse quel momento abarico
è soltanto una sosta, solo per capire, per soppesare il punto da cui
ripartire, o forse è la condizione della bella saggezza, quel punto
di arrivo ad una fase della vita dove non ci si vuole adagiare, assuefare al
già e ormai, ma si vuole sempre ogni giorno ricominciare a vivere, dove il
dubbio non è mai conflitto ma scuotimento di fronte alla possibilità della
bellezza di un nuovo incontro, “Noi un mare notturno dove il cielo
all’improvviso duplica stelle”.