I nostri scrittori sono molto poco gratificati in patria, mentre poi altrove vengono adeguatamente innalzati alla gloria degli allori; è il caso, tra tanti, della scrittrice Angela Caccia, autrice di una raccolta di liriche presentata qualche mese fa in Santa Severina. Il testo é titolato “Il canto del silenzio” e comprende 39 componimenti in versi sciolti. Sorvolo sul fare commenti sul fatto che troppo poco ci si spreca nel promuovere e gratificare la nostra cultura, per ammettere invece che un risveglio culturale generalizzato finalmente esiste nel territorio provinciale, spontaneo, di alto livello. Mi riferisco, oltre alla suddetta raccolta, alle numerose recentissime pubblicazioni (anno 2004), quali l’aulico libello di Lucia Bellassai titolato “2004: ventidue tramonti”, la traduzione dell’Inferno Dantesco in dialetto crotonese di Daniele Paonessa, il romanzo storico “I signori dei Castelli” di Nino Cosco, quindi “Il pensiero olistico di Ippocrate” di Francesco Lopez, ed ancora “Cercare Dio nella prova” di Serafino Parisi e “Pensare la fede” di Antonio Staglianò. E l’elenco sarebbe lungo, ed altre opere vi sono in corso di stampa.
Sulle liriche di Angela Caccia una considerazione mi é doverosa giusto per accodarmi ad un vasto movimento critico del nostro territorio che opera soprattutto quando nascono nuove opere: quale il suo stile? E’ tutto da interpetrare; ma una opinione voglio spenderla nel tentativo di cogliere (e non so in che misura) alcuni intendimenti del pensiero dell’autrice. A me sembra si rifaccia ad un ermetismo rinato (o forse mai del tutto sopito), del cui simbolismo fa abbondante uso, ma con nuovo stile, quello che non cerca scelte lessicali volutamente difficili né si rifà ad una concezione assolutamente irrazionalistica della poesia. Leggendo i suoi versi, infatti, con una terminologia scorrevole e comprensibile, pur alimenta una evasione dal reale in cerca di intuire i significati del mistero dell’esistenza, ma é proprio in questo cercare (che una voce critica autorevole chiama “struggimento”) che l’autrice risolve il “dramma” dell’esistere con il conclusivo “ritrovare se stessi”. In breve quale dunque il programma della sua poetica? Sembra chiaro: il dolore fino al sopraggiungere del conforto, l’angustia del dramma umano ma fino all’alitare del vento della speranza. Ed allora dell’Ermetismo percorre solo le premesse, perché in effetti la sua poetica é performance individuale, abbondantemente autonoma.
Veramente originale la prima parte del sottotitolo dell’opera, al passo col pensiero dell’autrice che ci suggerisce, tramite un’ardita analogia, una verità poetica a cui non abbiamo mai pensato ma ne siamo stati sempre inconsapevolmente coscienti: I versi sono lagrime che il poeta non ha saputo piangere. Ma, pur partendo da tale premessa, l’epilogo, sappiamo, é meno drammatico. E per meglio adattare ogni senso critico al pensiero diretto dell’autrice, é opportuno un commento di alcuni versi più rappresentativi della sua poetica: il titolo della lirica, la tredicesima, é Cuore di farfalla: “Dopo la lunga sofferenza del bozzolo in cui la larva si dibatte disperatamente, si ha finalmente il volo verso il cielo: ed allora l’inno alla libertà é un grido: “Venite a me colori della natura, inondatemi di luce” ed ancora “Mi riprendo me stessa e aleggio anch’io, superba, vanessa... per le strade del mondo”. L’analogia, chiara immagine del “simbolismo”, é fin troppo evidente: l’uomo cerca con affanno la realizzazione di sè, in mezzo a mille drammi che la vita dispensa, ma infine la luce filtra...
Una poesia così pura e libera dacondizionamenti se coglie le legittime aspirazioni ideologiche dell’autrice, appaga finalmente le aspettative di un vasto pubblico, capace di apprezzare, competente, attento quanto in Italia così all’estero. Infatti le liriche di Angela Caccia titolate “Il canto del Silenzio” dai soggetti e dalle argomentazioni “simbologicamente” evanescenti, ma oltremodo ricche di significati, tra le quali: “L’eco di un suono, Il profumo del mare, Soffice notte, Giochi di primavera, Il canto del silenzio (titolo ma anche lirica)”, hanno vinto il primo premio assoluto Fiur-lini a Den Haag in Olanda, il 2° posto del premio Feile Filiochta a Dublino in Irlanda ed ancora hanno conseguito il primo posto (langue set dialectes – Italien) a Thionville in Francia, ed infine in Italia hanno conseguito successi; se ne citano due per tutti: il premio speciale della Giuria del Concorso internazionale Totò De Curtis a Roma ed il 1° premio La Piazzetta di Salerno.
Francesco Cosco
Comitato di Dialettologia: ”Lingua e Parola nel Crotonese”.