Avete mai provato a fare un puzzle?
Di solito si spargono le tessere su di un piano e poi gli
occhi iniziano a rimbalzare da una parte all’altra: dall'immagine complessiva da
realizzare alla ricerca dei pezzetti da assemblare. Ecco, all’inizio la poesia
di Attilio Marocchi mi ha fatto pensare a un puzzle. Del resto, essendo lui uno
psichiatra e psicoterapeuta, sa come indirizzare la mente e, quindi, il
verso: nulla di più sbagliato!
La poesia è totalmente dentro e assolutamente fuori certi
circuiti. Sia per chi la scrive che per chi la legge, non si sa mai dove la poesia vada a parare: a chi vorrebbe chiudere in un cerchio parossistico la sua poetica,
lui, Attilio Marocchi, sgattaiola, aprendosi un tratto di quella circonferenza
e, come una diga, fa defluire questo suo stare poeticamente al mondo,
l'inafferrabile da cui si lascia abitare.
Non ha nulla a che fare col puzzle la sua poesia, è più una mappa: pochi e sapienti segnali - tra i più azzeccati- e si arriva al tesoro, ma – purtroppo e per fortuna - non è dato a tutti trovarlo. Qui di seguito la sua ultima creazione