Ieri ero a Roccabernarda. Invitata da
un’amica, Teresa Gallo, per “mostrarmi” in carne e ossa -ahimè, più carne che
ossa! – ai suoi alunni che, avendo seguito nell'anno un laborioso corso di poesia, ora sono convinti che esistano solo poeti
morti.
Di fatto, quelli laureati sono per lo più defunti, ma di viventi ne esistono eccome.
Io, collocata tra questi indegnamente, per qualche storta sillaba riuscita, ma
soprattutto per l’affetto di un’amicizia e per la vicinanza dei due territori,
Roccabernarda e Crotone dove risiedo.
Ci ospita una
stanza chiamata biblioteca dov'è rimasto un sapore di libri -una sorta di pensatoio come
quello indicato da Aristofane nelle Nuvole-, io seduta al centro, due insegnanti -Teresa
Gallo e Rosa Palma Iaquinta- e loro, i bambini della IV-A, in semicerchio: occhietti
che mi frugavano ovunque. Con garbo, uno alla volta mi porgono il benvenuto, alcuni
mi anticipano che hanno delle domande. Di fatto, un terzo grado nel corso del
quale ho sentito – considerato l’uditorio ultra minorenne- tutta la difficoltà
di esprimermi su argomenti come creatività ispirazione inconscio infinito e
compagnia a briscola.