Non è facile accostarsi alla poesia di Angela Caccia poiché il suo dire spazia
in diversi elementi concettuali. Il versificare (frutto di una sapiente
tecnica) non è mai statico, anzi, ondeggia come il mare o come quel “Lentissimo
azzurro” da lei scelto come titolo del volume. Un lentissimo ma continuo
movimento che determina il percorso vitale. Inoltre, si deve entrare nel suo
“voler dire” perché il significato non è sempre del tutto esplicito e lascia
spesso la soluzione al lettore. Tra i versi, nei vari riferimenti, si nota pure
una cultura raffinata.
In questo nuovo volume, edito dal noto Editore Campanotto, Angela Caccia ci
regala un sentire spaziale che coinvolge ognuno di noi nel percorso
dell’esistenza perché tocca le dinamiche del vivere attuale, dove i
contrapposti sono molto accentuati e si è sempre combattuti tra le varie scelte
da intraprendere.
Angela Caccia è molto combattuta e nella intensità del pensiero cerca di trovare
una possibile soluzione all’inquietudine che la pervade. E’ certamente
difficile cancellare le sofferenze del vissuto, poiché lasciano tracce a volte
indelebili. E’ quasi un’analisi del proprio essere per riuscire a trovare una
risposta ai tanti quesiti che si pone, e il suo essere è ricco di emozioni e
d’amore in assoluto. In questo modo la scrittura è di grande aiuto, dandole
modo di comunicare esperienze, positive e negative che la circondano (e ci
circondano): nel contempo, di effettuare una propria catarsi liberatoria. La
sua voce poetica è forte e matura. Non si può rimanere impassibili di fronte ai
suoi versi perché rispecchiano, come detto in precedenza, sensazioni ed
emozioni insite nel nostro vissuto. In questo modo, diviene universale.
Amore e dolore si alternano e a volte si scontrano provocando quel senso di
incertezza che corrode: “ Sono il mio volto – non lo indosso / ed è ancora
fatica ed è ancora coraggio - / seguo sul viso l’incresparsi del tratto / la
crepa con la sua storia”. Anche quando il ricordo della madre si fa pregnante,
non scade mai nella sfera dell’intimo ed è trattato con maestria poetica: “Gli
occhi alla luce e / si delineano distanze tra noi / e un plotone di vuoto – le
accorcia / l’odore di madre sul collo / la felicità / di un tempo indiano”.
Al termine, resta un coinvolgimento emotivo, quasi una lezione di vita che
scuote la nostra consapevolezza e il nostro subconscio.
Laura Pierdicchi