giovedì 27 febbraio 2025

POETRYDREAM - Nota di lettura di Laura Pierdicchi

 



Non è facile accostarsi alla poesia di Angela Caccia poiché il suo dire spazia in diversi elementi concettuali. Il versificare (frutto di una sapiente tecnica) non è mai statico, anzi, ondeggia come il mare o come quel “Lentissimo azzurro” da lei scelto come titolo del volume. Un lentissimo ma continuo movimento che determina il percorso vitale. Inoltre, si deve entrare nel suo “voler dire” perché il significato non è sempre del tutto esplicito e lascia spesso la soluzione al lettore. Tra i versi, nei vari riferimenti, si nota pure una cultura raffinata.
In questo nuovo volume, edito dal noto Editore Campanotto, Angela Caccia ci regala un sentire spaziale che coinvolge ognuno di noi nel percorso dell’esistenza perché tocca le dinamiche del vivere attuale, dove i contrapposti sono molto accentuati e si è sempre combattuti tra le varie scelte da intraprendere.

Angela Caccia è molto combattuta e nella intensità del pensiero cerca di trovare una possibile soluzione all’inquietudine che la pervade. E’ certamente difficile cancellare le sofferenze del vissuto, poiché lasciano tracce a volte indelebili. E’ quasi un’analisi del proprio essere per riuscire a trovare una risposta ai tanti quesiti che si pone, e il suo essere è ricco di emozioni e d’amore in assoluto. In questo modo la scrittura è di grande aiuto, dandole modo di comunicare esperienze, positive e negative che la circondano (e ci circondano): nel contempo, di effettuare una propria catarsi liberatoria. La sua voce poetica è forte e matura. Non si può rimanere impassibili di fronte ai suoi versi perché rispecchiano, come detto in precedenza, sensazioni ed emozioni insite nel nostro vissuto. In questo modo, diviene universale.

Amore e dolore si alternano e a volte si scontrano provocando quel senso di incertezza che corrode: “ Sono il mio volto – non lo indosso / ed è ancora fatica ed è ancora coraggio - / seguo sul viso l’incresparsi del tratto / la crepa con la sua storia”. Anche quando il ricordo della madre si fa pregnante, non scade mai nella sfera dell’intimo ed è trattato con maestria poetica: “Gli occhi alla luce e / si delineano distanze tra noi / e un plotone di vuoto – le accorcia / l’odore di madre sul collo / la felicità / di un tempo indiano”.

Al termine, resta un coinvolgimento emotivo, quasi una lezione di vita che scuote la nostra consapevolezza e il nostro subconscio.

Laura Pierdicchi