CAMMINAMENTI
trincee o scavi, comunicazioni tra opere
fortificate e le immediate retrovie (… praticamente Poeti)
Camminamento n. 11 - Claudia Piccinno
A domanda, ha risposto ...
La parola, e quella poetica soprattutto, è qualcosa
con cui coprirsi quando ti sembra di aver perso la pelle, e sei esposta e sei
fragile: nuda.
Così diceva Testori -l’ho ascoltato di recente in una sua
vecchia intervista -, se non sai metterti a nudo, non vale la pena scrivere.
Ma perché si decanta sempre e solo e tanta nudità?...
Chissà, forse -al di là del fatto che sia, comunque, una
garanzia di autenticità, e questa, il salvacondotto per rendersi familiare al
lettore-, restare nudi a sé e agli altri, è la crepa che più ci accomuna. Un
capirsi attraverso -non tanto la parola in sé- quanto quel particolare scambio termico
che si attua in quel preciso frangente. Uno spazio - un momento - in cui due
nudità sono perfettamente sovrapponibili, dove tutti siamo uguali, tutti
parliamo la stessa lingua, diamo ai silenzi lo stesso colore, un dire che si rivela
un dirsi quando il lettore avverte la propria mano stringersi salda al
quella del poeta … è la poesia di Claudia Piccinno.
A domanda, ha risposto ...
1
-In Fuochi Fatui di Camillo Sbarbaro
“Tante
parole le evito, malsicuro del loro significato; e se non le cerco nei
dizionari non è solo che dei dizionari diffido, ma che una parola non
assimilata in tanti anni, non divenuta carne e sangue, mi saprebbe sempre di
accatto”.
Come
muoversi in poesia tra parole che trasbordano di realtà sino all'abuso che non
accende più stupore restituendo solo l’ovvio, e parole come aristocratiche
tanto da indicare quella stessa realtà senza quasi toccarla, come volessero in
qualche modo nobilitarla stando a debita distanza?
Concordo con Sbarbaro, le parole
devono divenire carne e sangue prima di sgorgare dalla mia penna, non uso il
dizionario, ma mi capita di rivitalizzare termini desueti tramite accostamenti
inediti, oppure succede di attribuire significati altri a parole
aristocratiche, per smitizzarle”, renderle comuni e sentirle a me congeniali.
In realtà la creazione poetica
lascia molto spazio alla sperimentazione.
Ciò che non tollero è mortificare
la sintassi o la grammatica, in nome di una presunta licenza poetica.
Giorgio Poli, in un recente
articolo su La Nuova Tribuna Letteraria sostiene che il poeta non deve prendere la parola, ma è preso dalla parola, è in un
certo qual modo parlato dal linguaggio.
2
-Le parole che sorgono sanno di noi ciò che noi ignoriamo di loro. René Char
I
grandi poeti, che hanno anche scritto e riflettuto sulla poesia, dicono tutti
una cosa: fondamentale è lo stupore che il poeta prova di fronte alla propria
espressione. Il poeta non sa quello che scrive. Non bisogna credere di dover
imparare a scrivere ciò che si pensa, o quello che la propria coscienza pensa.
Ci si deve solo esprimere in relazione al proprio essere e non al proprio
abituale io cosciente (da un articolo di Franco Loi su Repubblica
dell'11.8.2011).
Il
poeta che ci abita si chiama, quindi, inconscio?
Spesso chi scrive le sue opere più autentiche, lo
fa in preda a emozioni molto forti. Per quanto mi riguarda, se sono turbata,
scrivo senza fermarmi. Non basta però scrivere ciò che si sente in preda
all’urgenza.
Loi sosteneva che non dobbiamo dare la spiegazione di ciò che abbiamo sentito o
ricordato, dare la nostra immagine intellettuale di ciò che ci è passato
dentro. Dobbiamo cercare di far parlare l’interiorità, di far dire il ricordo.
Claudia Ruggeri scrisse: I veri poeti non pensano in versi, no, quelli veri combattono,
piangono, sudano, per adattare l’atona vita al ritmo dei versi.
Io credo che occorra individuare il punto
d’intersezione tra stupore, ascolto e sonorità per abbandonarsi alla poesia
la vita ci detta i versi, ma se noi non
ascoltiamo la nostra interiorità, se non cogliamo le risonanze emotive di
quanto viviamo, se non sappiamo tradurre il tutto in figure di suono che
scandiscano il nostro pathos, potremmo forse diventare dei cronisti, dei
prosatori, ma non dei poeti. Ciò non significa però che la poesia sia solo
intimismo o soggettivismo, io ascolto me stessa come primo passo, poi ascolto
la parola, man mano ne faccio un’esperienza corale, perché ci vedo l’altro,
cerco l’interlocutore delle mie risonanze, qualcuno che si possa riconoscere o
che ne colga semplicemente il suono.
La poesia è la madre di tutte le lingue, mi mette
in comunicazione con me stessa e con l’altro; prima mi scuote, mi fa attraversare
un’impasse emotiva, poi mi riconcilia con l’inconscio. Dal momento che non ho
più paura di leggermi dentro, non temo neanche le brutture del prossimo, ci
ritrovo l’uomo imperfetto come me e con la mia empatia lo riconosco, lo scuoto
e l’abbraccio.
Se in un secondo momento, sfogato l’impeto
emotivo, il poeta sa innestare sul proprio sentire una riflessione nuova, senza
scadere nella didascalia, ma seminando interrogativi, si può raggiungere una
vetta altissima, in cui i versi riacquistano una dimensione pedagogica,
filosofica, quasi profetica.
I versi possono condurci nella caverna
dell’inconscio, illuminarla come farebbe una torcia e traghettarci fuori, senza
sottotitoli, né sovrastrutture, ad incontrare l’altro.
3 - Da Note sul mestiere
della poesia di Mark Strand
[…] potremmo dire che il
grado fino al quale una poesia viene spiegata o parafrasata è esattamente il
grado in cui cessa di essere una poesia. Se nulla rimane della poesia, è
diventata la parafrasi di se stessa, e i lettori avranno esperienza della
parafrasi e non della poesia. Per questo motivo le poesie devono esistere non
solo nella lingua, ma oltre di essa.
Il poetico che, se c’è, deve
dipanarsi anche oltre la lingua, è ombra sapore silenzio il getto di un verso
altro… cos'è?
Spiegare o interpretare una
poesia potrebbe costituire un tradimento del patto implicito che esiste tra
poeta e fruitore.
Chi legge, a mio avviso, ha il
diritto di fare del testo l’uso che crede, di gioire, arrabbiarsi, indignarsi,
dimenticarlo o ricordarlo, in base alle sue corde nel momento in cui legge. Se
un poeta si aspetta unicamente il parere critico sulla propria linguistica, i
suoi versi resteranno confinati per gli addetti ai lavori. Se invece vuole
arrivare al cuore della gente, dovrà seguire la propria penna con umiltà e
sottomissione, abbandonandosi all’estro creativo, senza proporsi intenti accademici. La
poesia ha tante voci infatti, non è fatta solo di parole.
Il poeta a volte parla per enigmi che sono il
risultato di suoni, parole e silenzi.
Nei suoni sta la differenza con
la prosa, nell’alternarsi dei silenzi sta il ritmo, nelle parole sta tutto un
mondo d’immagini che il silenzio ci aiuta ad evocare.
In questa attesa del rimbombo,
lunga a volte dei mesi o degli anni, sta l’appuntamento tra il poeta e il
lettore, perché un romanzo si legge in fretta, la poesia ha bisogno di tempo. O
meglio l’impatto sonoro e verbale è sicuramente immediato, ma
l’interiorizzazione del significato profondo, non avviene unicamente con
esercizi di parafrasi scolastica, richiede i tempi lunghi della decifrazione di
codici interiori, i codici sottesi al linguaggio interiore in cui anima e
coscienza si risvegliano.
4
- Il verso e i Poeti del cuore a cui la tua poesia, senza volerlo senza
saperlo, deve riconoscenza?
Negli anni ci si evolve, le letture e le
esperienze di vita modificano lo stile di chi scrive. Quando frequentavo le
scuole medie amai Dante e Leopardi. Ai tempi dell'università ho amato
Worsdworth Prevert, John Donne, Baudelaire. Solo dopo ho scoperto la Szymborska,a
cui senza volerlo mi ispiro nella mia prima raccolta dal titolo La sfinge e il
Pierrot, ho amato la Achmatova, Neruda, Cristina Campo, Octavio Paz, Pushkin.
Attualmente sto rileggendo Bodini e Girolamo
Comi, entrambi poeti salentini del '900 che furono anche traduttori e meritano
di essere riconosciuti. Molto devo infine ai contemporanei che ho conosciuto in
Europa e altrove. Ho nel cuore la poesia turca che io leggo in inglese e
traduco talvolta in italiano, tra questi i versi di Hilal Karahan, Ali Gunvar,
Mesut Senol, Osman Ozturk, Bahadır Bayril. Apprezzo i versi del poeta saudita
Raed Anis Alijshi, di cui ho tradotto la silloge dal titolo Gabbiani
sanguinanti, scritta da lui direttamente in inglese e pubblicata fuori dal suo
paese. Mi incanta lo stile di alcune poetesse della Serbia e della Macedonia
che hanno vissuto la guerra, il lutto, l'esilio, la miseria, eppure credono
ancora nell'amore.
Bio bibliografia
Su pubblicazioni:
silloge “La sfinge e il
pierrot”, Aletti Editore, 2011
silloge “Potando l’euforbia”
in Transiti Diversi, Rupe Mutevole Edizioni, 2012
silloge “Il soffitto,
cortometraggi d’altrove”, La Lettera Scarlatta Edizioni, 2013 (edizione in
italiano)
silloge “Il soffitto, cortometraggi d’altrove”, La Lettera
Scarlatta Edizioni, 2014 (edizione bilingue italiano-inglese)
silloge “Tabahnha” (Il
soffitto), Edizioni Majdah, 2014 (edizione in serbo)
silloge “Ragnatele cremisi”,
La Lettera Scarlatta Edizioni, 2015
silloge TAVAN-Baska
Yerlerdeki Kisa Filmler, Artshop edizioni 2016
silloge Grimizna Paucina,
Anma publisher in Belgrado, 2017
silloge Ipotetico Approdo,
Mediagraf edizioni, Padova 2017
silloge In nomine patris",
Il cuscino di stelle 2018
silloge "Rime sparse" co-autore Agron Shele, Amazon edizioni
silloge "Rime sparse" co-autore Agron Shele, Amazon edizioni
silloge La nota
irriverente, Il cuscino di stelle 2019
silloge “Karaya
Cikma Hayali” , Artshop, Istanbul 2018
silloge “ Pourpre toile d’araignée” Edilivre,
Paris 2018
In lingua francese L'abord hypothetique Edilivre, Parigi
2018
In turco e inglese Karaya Cikma Hayali, Artshop, Istanbul 2018
In serbo e macedone МОГУЋА ЛУКА Alma editore, Belgrado, settembre 2018
In turco e inglese Karaya Cikma Hayali, Artshop, Istanbul 2018
In serbo e macedone МОГУЋА ЛУКА Alma editore, Belgrado, settembre 2018
In tedesco Magie in
Staunen, Verlag Expeditionm, Hamburg 2018
in lingua araba Your voice in countersong, Goodreads
2019 U.E.A
co-curatrice del volume antologico Volti invisibili, Africa solidarietà, 2018
co-curatrice del volume antologico Atunis Galaxi Anthology 2018 Albania
co- curatrice del volume antologico Atunis Galaxi Anthology 2019
Ha tradotto in lingua italiana i
libri di poeti stranieri
Gabbiani sanguinanti di Raed Aljishi, Il cuscino di stelle edizioni 2018
Volo d'identità di Oscar Limache Il cuscino di stelle edizioni 2018
Gabbiani sanguinanti di Raed Aljishi, Il cuscino di stelle edizioni 2018
Volo d'identità di Oscar Limache Il cuscino di stelle edizioni 2018
anche in edizione trilingue per
Amotape, Perù
Angoli della notte di Hilal Karahan Il cuscino di stelle edizioni 2018
Angoli della notte di Hilal Karahan Il cuscino di stelle edizioni 2018
Ciao oscurità di Gino
Leineweber, Il cuscino di stelle edizioni 2019
La mia isola di Osman Ozturk,
Il cuscino di stelle edizioni 2019
Possano i nostri sogni diventare realtà, di Mesut Senol, Artshop, Istanbul 2019 The ceiling, AABS INDIA 2019
Testi
Da RIME SPARSE
Il suono di due voci poetiche del
Mediterraneo
Poesie di Agron Shele e Claudia
Piccinno
Amazon,2018
A NOVEMBRE
Il bianco tulle ha rivestito il
cielo di respiri amorfi.
Confuse stereotipie
disegnano il quotidiano ticchettio
di un'abitudine.
Rimpiange il bozzolo la farfalla
infreddolita,
cerca rifugio il moscone
che per caso ha incrociato il mio
cammino.
A novembre mi accade di sognare la
fioritura del mandorlo
e vedo il suo nettare
effervescente.
Mi accade quando
il bianco sfuma in grigio… e
trapassa inodore
la corteccia di rami senza gemme.
A novembre si parla coi defunti si
osserva il rito del ricordo,
la natura ascolta guardinga
il mio peregrinare tra le tombe
e l'upupa ride sommessa.
Lei lo sa che cerco invano
voci e volti tra le zolle,
il suo verso mi dice
di cercare altrove.
Nella mia memoria,
nel mio solito incedere,
nei pensieri dispersi ho rivisto i
miei cari.
L'IPOTESI DI TE
Nessun teorema avrebbe confutato
l'ipotesi di te che avevo amato.
Eppure le iniziali del tuo nome
non erano certo un buon auspicio.
Il tempo fu più forte di ogni
probabilità .
Nulla poté l'amore contro la
statistica della visibilità .
Resta di quei giorni
una discarica di promesse,
differenziata raccolta di parole,
vuoti a perdere senza rimborso.
In fila per l'inceneritore
riconosco le iniziali del tuo nome.
Avrei voluto capovolgere le
lettere,
cambiare prospettiva,
fare l'anagramma scaramantico
prima di abbandonare ogni illusione
che tu saresti stato temerario,
eroe contro ogni logica,
assioma inconfutabile per qualsiasi
teorema.
Da Ragnatele cremisi
Il cuscino di stelle
Crocefissa di spalle
Volute circolari nelle calunnie altrui
la misero di spalle su una croce.
Morì così,
lapidata dalle menzogne,
vilipesa dalle comari
della sua scorta.
Fiera il suo sguardo
rivolse all’Eterno,
per tutte le streghe
finite al rogo,
per tutte le martiri
della mediocrità altrui.
Negò il suo sorriso
a chi la additò
indossando il burka
della sottomissione.
Se ne andò così, crocefissa di spalle.
Crucifiée par les épaules
Volutes circulaires dans les médisances
d’autrui
ils l’avaient mis sur une croix par les
épaules.
Elle est morte ainsi
défoncé par les mensonges,
vilipendé par les femmes
de son escorte.
Fière elle tourna son
regard vers l’Éternel,
pour toutes les sorcières
finies sur le bûcher,
pour tous les martyrs
de la médiocrité du peuple.
Elle a nié son sourire
à ceux qui l’avaient montré
en s’habillant en burqua
de la soumission.
Elle est parti ainsi,
les épaules
crucifiés.
Traduzione in francese a cura di
Biljana Biljanovska
Publiée dans
Pourpres toiles d'araignée
Souvenirs
concentriques
Edilivre 2018
Da Il soffitto
Autore:
Claudia Piccinno
©
Copyright La Lettera Scarlatta 2014
Mamma
mia
Il
matto si denuda
per
la strada,
è
sempre lui che ride
ai
funerali
e
incarta nei coriandoli
improperi.
Al
matto è negata
la
follia,
è
tenuto sotto chiave
la
Vigilia di Natale
‘chè
non reciti
L’eterno
riposo
al
Bambinello.
Il
matto canta ad ogni crocevia,
smista
il traffico
di
uccelli migratori
e se
lo chiami
si
volta solo ai soprannomi:
“Croceterna”
“Sette
bellezze”
“er
pistolero”
“O chitarrista”.
Il
matto parla
con
la televisione,
intinge
gli occhiali nel purè
e se
smarrisce la via…
ogni
donna ch’incontra
la chiama: ”mamma mia”.
Da Ipotetico Approdo
Mediagraf edizioni
2017
Sono
Teseo
Voglio
abitare il tempo del
non
cuore
fune
per l’arrampicata del pensiero.
Imbavagliata
ogni emozione
provo
a dissotterrare l’etica
e a
rendere pan per focaccia
alle
illusioni.
Scendo
a patti col Minotauro
per
coabitare nel suo labirinto.
Non
ho fretta di ritrovare Arianna.
Sono
Teseo
e
dorme la mia astuzia
assieme
al cuore.
Una
necessità risale
dalle
gole sperdute del mio ego
restare,
specchiarmi nella Bestia,
riconoscere
l’angolo di perfidia
in
cui mi ospitò
e poi
abbandonarla
nel
reticolo delle zavorre implicite
che ostruiscono il mio andare.
I amTheseus
I want to live the time of
Not heart
Rope for climbing thought.
Gagged every emotion
I try to unleash the ethics
And to give back bread for flakes
To my illusions.
I come to terms with the Minotaur
To coexist in his labyrinth.
I’m not in a hurry to find Arianna
again.
I’m Teseo
And my cunning sleeps
Together with the heart.
A necessity goes back
From thedeep throats of my ego
to stay, to mirror myself in the
Beast,
to recognize the angle of perfidy
In which he hosted me
And then abandon it
In
the implicit balloon pattern
Which block
my free walking.
JE SUIS THÉSÉE
Je veux vivre au temps de
non - coeur
corde pour grimper la pensée.
Balloné chaque émotion
j'essaie de dénicher l'éthique
et faire passer le pain pour la focaccia
aux illusions.
Je viens à terme avec le Minotaure
cohabiter dans son labyrinthe.
Je ne suis pas pressé de retrouver
Arienne.
Je suis Thésée
et dort ma ruse
avec le coeur.
Une nécessité remonte
des gorges perdues de mon ego
rester, regarder-moi dans la Bête,
reconnaître l'angle de la perfidie
dans lequel il m'a accueilli
puis l’abandonner
dans le treillis des ballasts implicites
qui empêche mon départ.
Traduzione in francese a cura di
Biljana Biljanovska
Publiée dans
L’Abord hypothétique
Edilivre 2018
Al perdono
prerogativa dei Cristiani
seppur conosciuto
anche ai pagani.
Rassereni gli animi
e massaggi gli amici,
perdono è il tuo nome,
rarità il tuo portento.
Quand’inondi il cuore
porti sorrisi nelle case
e fiori sulle bare…
Quand’invece decidi
di declinare inviti vari
riempi d’arsenico i calici
e di tossine il fegato!
Ode alla tua presenza
nella mia vita
Oh perdono!
La rabbia
Se non trova varchi
o corpi da attraversare
scava tunnel nell’anima
e come un parassita
la divora.
Se un urlo
non le presta la corsa,
si fa cemento e stratifica sorda.
Se pace
non le dà tregua…
lei diventa tiranna,
dispensa offese e veleno
pietrificando
chi osa guardarla.
Resta là
Resta con le tue paure,
restituiscimi l'ardire.
Resta dietro lo scudo
della mezza purezza
e rendimi l'adrenalina
della scoperta.
Resta là con le bugie
che indossi a giorni alterni
e rendimi la libertà di dubitarne.
Resta dietro il paravento
della morale
e rendimi il coraggio del peccato.
T'inchioda all'ignavia il galateo,
mi libbra nel cielo la mia
essenza!
Tratte dal libro Il soffitto,
La lettera scarlatta 2014