Radici ... e un nugolo di uccelletti all’improvviso
macchia il cielo: sinonimi e corrispondenze a gogò, uno dei correlativi
oggettivi più potenti.
Appartiene ad un passato più o meno prossimo –più o
meno remoto-, si impatta col presente e ne spiega i vari –e altrimenti
inspiegabili – automatismi.
Dal tuo
silenzio
Padre
oggi ti chiamo così come se gli anni che
conto dalla tua morte avessero consumato
ogni familiarità
e di te che mi sei radice e chioma
non mi rimanesse che qualche filamento.
Il tempo è un oceano inclemente
separa la battigia dall’orizzonte
un’onda da lontano rotola
a riva sciaborda e
a volte
li lega insieme
al rumore eterno del mare.
Tu la grande assenza
io il vuoto che riempivi
non sarà mai una lapide a dirmi dove sei
se dal tuo silenzio a questo foglio
un verso ci annoda
ancora.
Consolidamento di una nascita, la loro recisione
decreta ufficialmente la morte.
TRA DUE PARENTESI
Tra
secco e fiorito
la
scia di un dinamismo
il
transito della vita
-e
ciò che lento muore
muore
contento
se
dall’ultima finestra
il
rumore dell’erba che cresce-
tra due parentesi
il senso,
vena pulsante
arteriosa
servirà un crinale per trovarlo
e scoprire la parte più ventosa di sé
confinata
recalcitrante di incoscienza
un gioco, poi, appiccare la miccia
e scardinarne la porta,
dietro,
il Suo Mare
- aspettava
silenzioso e calmo-
da allora
sarà come navigare senza stelle
fiduciosi nella sola brezza
riposti i remi in barca
non avrà più importanza
l’arrivo
la rotta.
Il termine in
questione evoca anche –vivaddio- commistioni: l’innesto di un io in un tu, e la
nascita di un noi che, nel tempo, pare acquisisca vita propria
LE
LABBRA AL BELLO
Lasciami
i tuoi occhi
vedrò
il fiore minuto
e
bianco tra le agavi
aprirò
con le tue
le
mie labbra al bello.
Dentro,
la tua voce
ha
fatto il nido sui rami
fogliosi
di un noi
resto
nel tuo sguardo
una
pianura placida
un
sogno senza scadenza
è
in questa luce spersa
la
tua assenza
l’ombra
colma la stanza
sul
pavimento cubi
castelli
torri merli
e
la mia cella.
Ogni
giorno
Per le parole d’amore che non sai dirmi
per il tuo sguardo che fugge quando le
ascolta
perché mi sei platano e godo la tua ombra
e m’improvviso ramo se ti sorprendo foglia
perché so che sai piangere
e ogni lacrima è una promessa mantenuta
per quella tua ironia così urticante
che cela una preghiera e spera in un perdono
perché mi sei porto e faro, ed io
sono la rondine che vola basso sul mare
mentre si avvicina il temporale
… ogni giorno io ti
sposo.
Nell'immaginario collettivo, la radice richiama l’albero e ognuno, in sé, ha un albero o, forse, è un albero - io sono un ulivo
L’ulivo
Chioma maestosa
a uno spicchio di cielo
sei radice
bocci di smeraldo
tra le foglie
il vento le tintinna
la stella del mattino
sfuma grata
mille sussurri tuoi
l’hanno rincuorata.
Chioma rovente e arsa
c’è anche l’ombra
ti specchia
silenziosa e lunga
riflessa ti guarda
da questa terra amara
che ti lega.