Conosco il tuo cielo di pietra
il suo temporale asciutto
ma tu fatti orecchio
nel tuono lontano
un garrire di rondini
un cicchetto al sole.
Siamo tutti
lenze gettate in questo mare,
non gingillarti nei
bagliori del faro
non lasciare ai dadi
la tua giusta rotta
a mani fresche e asciutte
scava uno spazio che ti sia paese
lampeggerà prima o poi
il tuo punto cardinale.
Non ti fermare
anche il passo piccolo
fa cammino
e lungo la strada
accogli ogni confusa bellezza
reggi la domanda più della risposta
la prima ti avanza
la seconda a volte affossa.
Respira con gli alberi
l’aria stellata e ogni notte
sii grato a qualcosa
a qualcuno
è un credito di felicità.
Stendi nello sguardo la meta
sali la montagna che ti spetta
e quando sarai in vetta
lancia il tuo urlo di vittoria
io sarò a valle
e avrò pregato tanto
per ascoltarlo.