Una piccola
postilla: la presentazione del mio libro a Messina è stata curata dall’Associazione Culturale Terremoti di carta, coordinata da Nancy Antonazzo.
Al di là
della gratitudine - già da sola,
giustificherebbe questo sapore buono che mi è rimasto dentro – è veramente
CONFORTANTE incontrarsi con chi fa
cultura per il semplice piacere di farlo e … sa farla!
Si chiama passione quel piacere, e non è scevro d’entusiasmo: en thèos = Dio opera in noi.
È gran bella
gente …
GRAZIE!
Dal Quotidiano on line Normanno.com
Dal Quotidiano on line Normanno.com
Pubblicato Lunedì, 13 Maggio 2013 09:17
La
poetessa Angela Caccia ha concluso la serie di incontri con gli autori
organizzati dall’Associazione culturale Terremoti di Carta. L’autrice —
vincitrice dei premi “Piazzetta” (Salerno), “Siracusa”, “Feile Filiochta
International Poetry Competition 2003” (Dublino), “Fiurlini” (Olanda),
“Colapesce 2011”, medaglia Presidente della Repubblica al premio “Insanamente
2012” (Rimini), “Convivio 2012” (Giardini Naxos) — ha presentato, all’istituto
Don Bosco, la sua ultima silloge: Nel fruscio feroce degli
ulivi(Prefazione di Davide Rondoni, Fara Editore, € 12, pp. 91).
Un
pomeriggio trascorso all’insegna di parole di speranza e umiltà. Ad introdurre
il volume è stato il Vescovo di Noto, Sua Eccellenza Antonio Staglianò, che ha
ricordato il significato rigeneratore dell’atto poetico. Un registro la cui
importanza consiste nel dare spazio alla realtà simbolica messa
all’angolo da una ragione sempre più strumentale e formale. «Il concetto
di bellezza insito nella poesia è tale — ha sottolineato il Vescovo — perché
orienta l’umanità verso il buono, nobilita l’animale-uomo che si fa umano
perché ha in sé il divino». Una divinità che non sussiste in quanto pura
astrazione, non si pone al di là dell’umano ma lo qualifica caratterizzandone
l’essenza. Un messaggio di speranza, il suo, che vede nel linguaggio
poetico un atto introspettivo che si spinge oltre la semplice e pura
descrizione dell’evento. La poesia, infatti, trasfigurando gli avvenimenti, si
apre a quella possibilità che in qualche modo vince la morte. Concetto,
quest’ultimo, ripreso dalla stessa autrice: «L’arte poetica — ha detto Angela
Caccia — non placa ma cristallizza il momento. La parola poetica cerca sempre
la speranza, il bagliore». Nonostante la morte, il dolore, rimangano sempre
sullo sfondo, l’esigenza di aprirsi alla possibilità della speranza rimane una
costante nelle sue liriche.
D’altronde
diceva Montaigne: «Scrivere non provoca tormento ma nasce dal tormento», nella
forma poetica, facilmente superabile attraverso la realizzazione della
trascendenza. Angela Caccia è stata infatti definita la poetessa dell’alba. La
vera nascita si realizza comunque — hanno sottolineato entrambi — nell’incontro
con il lettore, nelle fruizione stessa dell’opera, che colma gli spazi vuoti
offrendo nuovi significati e opportunità. Nel suo intervento l’autrice ha
recitato alcuni versi, commuovendosi visibilmente durante la lettura di Gli occhi negli occhi, una lirica il cui tema centrale è appunto la nascita,
la maternità: una dimensione che accomuna tutte le donne, madri in potenza,
concepite “al quadrato” — come ama dire — perché “programmate” per ospitare
dentro di sé un’altra vita. Nella forza del suo messaggio risiede tutta
l’essenza dell’essere donna.
Giusy
Gerace
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