Uno dei più grandi filosofi
dell’esistenzialismo spagnolo, Miguel de Unamuno, disse che la filosofia è più
vicina alla poesia che alla scienza.
Vorrei quindi partire dall’idea di pensiero
connesso alla poesia per descrivere la raccolta di Angela Caccia Nel fruscio feroce degli ulivi. Il
pensiero perché venga comunicato deve vestire un abito, deve essere tradotto e
il linguaggio, si sa, è la sua migliore traduzione. Il linguaggio fissa il
pensiero. Il linguaggio è il suo recinto, non in senso limitativo, ma nel senso
che dona stabilità. Il recinto mi evoca il termine ebraico “pardès” che
significa appunto recinto, e da cui deriva il nostro paradiso. Quindi il
paradiso del pensiero è la poesia. Pardès-paradiso. E lo spiega bene la
poetessa in due passi.
È campo di battaglia il foglio
se cerco di dare il nome a un dolore
implode
s’appanna la parola
dalla gola sputo il verso
poi tutto s’acquieta
ti trascino il mio vento
e ne cerco il colore quando
fruga convulso tra le foglie
Ogni filo d’inchiostro
è un darsi al foglio
l’abbandonarsi in
quello
stesso abbraccio
Ecco, la scrittura si fa una cosa sola
sulla pagina, inchiostro e foglio, come due persone che si stringono formano un
solo abbraccio, così la poesia è fusione, unione. Non è una concessione questa:
è dire che la scrittura è una grande responsabilità perché, come dicevamo
prima, è il vettore del pensiero.
Della raccolta mi colpisce in particolar
modo la densità metafisica di cui è pervasa l’opera, la raccolta possiede una
dimensione cristiana, non solo nel senso noto di una fede, ma cristiana nel suo
respiro più ampio e spirituale, cioè nella profonda coscienza che il soffio che
abbiamo dentro attraversa in maniera trasversale le esperienze più profonde
come le più semplici. La raccolta di Angela Caccia conferma ancora una volta
l’affermazione filosofica non solo di Unamuno, ma anche di un altro grande
filosofo tedesco, Heidegger, il quale dice che il linguaggio è la dimora
dell’uomo e i suoi guardiani sono i poeti e i filosofi. Alla fine di questo
percorso troviamo che la nostra percezione è cambiata, abbiamo ascoltato una
voce nel vento, ci siamo fermati ad ascoltare nel fruscio fra gli alberi che la
verità ha soffiato non nelle nostre orecchie, ma nel nostro cuore.
Davide
Zizza
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