"Caro S. Giuseppe,
scusami se approfitto della tua ospitalità e, con una audacia al limite della discrezione, mi fermo per mezz’oretta nella tua bottega di falegname per scambiare quattro chiacchiere con te".
L’incipit è tratto da La carezza di Dio. Il suo autore è amato da tanti, Don Tonino Bello, vescovo di Molfetta.
Anch’io sono nella piccola bottega, rannicchiata su uno scanno accanto al caminetto acceso. Fuori è freddo e i palmizi ondeggiano disegnando ombre strane sui muri bianchi di luna. Dentro, il rumore sordo della pialla, lo scoppiettare del fuoco, i bagliori delle fiamme … tutto è una carezza.
Sarebbe bello ora, qui con te Giuseppe, riuscire a cambiare il corso della storia, dissolvere gli epiloghi tragici di questo tempo che a tratti sembra un incubo. Tentare cercare provare…. Tu sorridi e ti accosti al tuo lavoro, la sagoma di una culla. Assapori già la gioia di vederla piena, me lo dicono gli occhi.
Quanta cura nel forgiarla. Gesti poveri e quotidiani, ed è tutta qui la grandezza di un uomo: l’eclatante sconvolge la storia, ma è la quotidianità a costruirla, come una piccola goccia sul vetro che nessuno riesce a fermare.
Raccoglierà lacrime quella culla, lo sai, è il tuo grande segreto. Un macigno che schiaccerebbe chiunque ma non te che hai imparato, nell’ora più buia, ad aspettare paziente l’alba. Se puoi, insegnalo anche a me, a noi …
"Si è fatto tardi, Giuseppe.
Nella piazza non c’è più nessuno. I grilli cantano sul cedro del tuo giardino. Nelle case, le famiglie recitano lo “Shemà Israel”. E tra poco Nazareth si addormenterà sotto la luna. Di là, vicino al fuoco, la cena è pronta. Cena di povera gente. L’acqua della fonte, il pane di giornata e il vino di Engaddi. E poi c’è Maria che ti aspetta. Ti prego: quando entri da lei, sfiorala con un bacio. Falle una carezza pure per me. E dille che anch’io le voglio bene. Da morire.
Buona notte, Giuseppe!"
Nessun commento:
Posta un commento
se vuoi, di' la tua...