Come si fa a fare poesia senza memoria? La
poesia è prendere qualcosa e togliere il superfluo per farlo risplendere. Le
parole devono avere una potenza intrinseca, il lavoro del poeta è sceglierle
tra tante altre. (Patrizia Cavalli)
Che questo, come del resto i precedenti libri, abbiano ben chiaro l'assioma della
Cavalli, è indiscusso; che il poetare di Alessandro Ramberti sia un vero
setaccio a maglie strette in cui scrollare ciottoli e oro per concedere solo
alle pepite l'onore del foglio stampato, è altrettanto assodato.
Gliel'ho sempre invidiata - a lui, come a
pochi altri poeti, così chirurghi del verso- la cura affettuosa che
ha delle parole: il soppesarne le sillabe perché ogni termine rimanga
sospeso sulle sue stesse ali senza gravare sul contesto; la scelta nella -quasi
impercettibile- variazione di significati tra l'uno e l'altro lemma è un tiro
con l'arco, spostato di millimetri per centrare il bersaglio.
A voler restare sul sommario, questo è il bene che ritorna in ogni libro di Ramberti.
A voler restare sul sommario, questo è il bene che ritorna in ogni libro di Ramberti.
Oppure -
in questa che è la novità: il suo essere più discorsivo - si rivela un'
esigenza o un compromesso al quale non si è potuto sottrarre. Già, a
voler essere poeti onesti, nella
celebre accezione sabiana, "non puoi sottrarti" al prezzo che
qualcosa –anima o inconscio o coscienza ... e chi più ne ha più ne metta- esige
per consentirti di rimanere autentico.
Ben
vengano artifici, costrutti per avvalorare il soffuso o rimarcare, sonorità e
ritmi che agevolino il veicolare del senso, ma
il Poeta, quello vero, non può che essere onesto, e chi si sottrae o
s'allontana o rinnega l'ispirazione del momento, bypassa rovinosamente ad
una precisa funzione del verso: al pari del caduceo di Hermes, sposta nubi e
lascia cadere qualche verità su di sé. Posizionarsi agli antipodi
del nobile poiein, rivela il funambolo e il mago che è in noi con annessi
cilindro e coniglio.
Ma
torniamo a Faglia, titolo che, conoscendo l'amico Ramberti, mi ha catapultata
ai quadri di Lucio Fontana: intervistato su cosa rappresentassero quei tagli
sulla tela, li definì feritoie al suo infinito. E, mi ripeto, conoscendo
"le distanze" -per fede cultura e sapienza- di Ramberti, non trovo
una spiegazione altra a questo fortunato titolo.
Poesie
che, parodiando il petaloso da subito
benvoluto da accademici e non, trovo particolarmente acumose e universalmente nostre in quel tratto che si e ci
interpella – da pag. 40
Il fiato di un nome di una foto
l’odore perfetto di un momento
la linea scolpita di un profilo
i laghi degli occhi luccicanti
annullano i nessi del pensiero
più grande è il destino delle immagini
ti senti nient’altro che un umano
un centro stupendo sempre al limite
cosciente che il viaggio non è vano.
Certo,
verrebbe da riportarne molte di liriche in questa nota, tutte quelle che ti
spingono avanti di un passo o che hanno trovato parole essenziali per parlare
di un fumoso che t'appartiene o quei pensieri che credevi "già
pensati" e tornano pensanti: Faglie, appunto, aperture che si risolvono in
nuovi cammini – da pag. 46
Se l’inclita fase della vita
ti sembra sfuggita senza aloni
di gloria o di fama non è forse
la prova del nove che conferma
la falsa umiltà l’irrefragabile
infido proposito di avere
riscontri dagli altri senza spine
per dare fomento a ciò che subdolo
a quel che non dura ed è già in fine?
Superba, e
non trovo aggettivo più adeguato, la lirica che segue. Quello dell'incontro resta, per un poeta, l'enigma
perfetto, il tema inesauribile che s'invola in inestinguibili decolli e
temporanei atterraggi – da pag. 37
Gli eserciti in fretta si dispongono
nell’intimo a scindere il morale
lo scontro si svolge nelle viscere
si lacera il petto nel segreto
non sai tu di me né io di te
ché molto non può trovar parole
è lì incastonato in quel segreto
in te come un marchio personale
in me come traccia lungo il greto.
La verità
è che, vuoi per le atmosfere che s'addensano subito in pochi versi - di cui il
Nostro e' maestro-, le sue liriche, tutte, ripropongono il tema dominante di
profondità inesauribili, da scandagliare di continuo: si ripropone un silenzio
perfetto che cerca e trova silenzi da scuotere.
A leggerlo, non puoi fare altro che fargli spazio perché il raccolto gettoni...
A leggerlo, non puoi fare altro che fargli spazio perché il raccolto gettoni...
Poeta -e
Ramberti tra i capofila- è sempre colui che ti parla da un'altra
dimensione dove vorrebbe portarti o ritrovarti. Del resto, parola è da parabola, linea curva che unisce due
punti precisi: la voce dell'autore all'orecchio di chi decide e accoglie quella
voce perché ha il suo stesso timbro e non può non sentirla che amica.
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