Dal sito
Arte Insieme
Il titolo mi ha lasciato un po’ perplesso, poiché sono abituato a
riconoscere negli ulivi, nelle loro forme contorte dovute anche alla forza del
vento, un albero che nel dimostrare l’attaccamento alla vita infonde anche un
senso di serenità, di pace. Come può essere allora feroce il fruscio di queste
foglie, sospinte magari anche da una folata impetuosa? Ma la domanda che mi
sono posto è sbagliata e leggendo le poesie che compongono questa silloge ho
capito il perché, e di questo intendo parlare, discettando sul significato di
quel feroce fruscio che è poi un
compendio sintetico del pensiero di questa autrice.
Uomo e natura, ma anche natura e uomo, un essere vivente che ne è
parte integrante, immerso nella stessa, regolato al pari di alberi, fiumi e
perfino di inerti materiali come i sassi da una legge perfetta, per noi del
tutto incomprensibile e che perciò ci intimorisce.
E’ per questo motivo che il fruscio diventa “feroce”, quasi
apocalittico, con la speranza tuttavia che questo vento ci possa essere amico e
di motivi di dubitarne ce ne sono parecchi, visto come l’uomo si atteggia a
essere superiore e perfetto, oltraggiando la natura stessa.
Ma sarebbe semplicistico ridurre questa silloge solo a un rapporto
con il mondo che ci circonda, poiché gli svolgimenti interessano temi diversi,
ma al cui fondo c’è un’intensa vocazione di trascendenza che accompagna la innata
spiritualità a una matura religiosità.
E tutto, anche analisi introspettive, si uniformano a questa
sostanza, senza la quale tutto scorrerebbe senza che ce ne accorgiamo, ma tutto
invece ha un senso e nulla accade per caso, ogni cosa sembra scritta in un
libro ignoto, in una commedia della vita di cui siamo protagonisti, interagendo
con gli altri, ponendoci quesiti di cui anche la poesia non ha e non avrà mai
risposta.
Lo stile è semplice, ma, attenzione, ciò non vuol dire che sia
elementare, bensì che Angela Caccia sa
perfettamente ciò che vuol dire e questo è esposto in modo chiaro, senza forse
virtuosismi, ma anche senza ombre, quelle ombre di cui spesso i versi di altri
autori sono infarciti, oscure per loro e ancor più buie per i lettori.
Oggi troppo spesso si producono poesie la cui ermeticità, più che
frutto di un’ attenta elaborazione del proprio sentire, è il risultato di un
mancato approfondimento, di una cura superficiale, che non offre scampo ai
lettori, costretti a interpretazioni dissimili e per lo più astruse.
Non è il caso questo di Angela Caccia, che si propone limpida in
un’umiltà che è la sua grandezza.
Nel fruscio feroce degli ulivi è una silloge eccellente, capace di
portare a continue riflessioni, ma che s’addentra in punta di piedi nell’animo
lasciando un corroborante senso di serenità.
Da leggere, quindi, senza alcun dubbio.