mercoledì 26 settembre 2012

Un uomo di paese non smette mai di essere tale …

Visita e si ambienta altrove ma il paese se lo porta dietro, dentro. Magari insieme all’immagine dolce e dolcificata del suo santo patrono.
Un uomo di paese, tra i tanti, ha il volto di Michele: mascella quadrata e viso corto, qualche eroico capello sulla testa calva; occhietti dolcissimi e lenti come se, attratti da altre dimensioni, faticassero a calarsi nel contingente.
La risata grassa impegnava tutto il viso che si bagnava di lacrime. Michele si lasciava travolgere dal comico, come a riequilibrare la tragicità del vivere, a recuperare frivolezza e la giusta dose di relatività. Erano i tempi dell’emigrazione, scontata come una pena. Ogni legame alla propria terra andava estirpato con violenza e senza opzioni. La si lasciava con rancore questa terra: non aveva saputo trattenere i figli suoi. Dopo, solo dopo, quand’era lontananza, si faceva anche nostalgia e ritornava amore e segno d’appartenza.
Michele era nato e vissuto orfano, o meglio, figlio di madre vedova. Non era tanto quello stato civile a etichettare, quanto l’insita disperazione. Un marchio che, dopo tanti anni, aveva imparato a nascondere nella città da cui era stato adottato.
 Ma, qualunque fosse,  una notizia dal paese era il cucchiaino di miele rubato dal vasetto: mentre la ascoltava, anche lui svitava lento il tappo di un suo contenitore dov’erano affetti e nostalgie: radici. Evitava di condividerle quelle radici. Non per gelosia, il suo era un atto di riguardo, una benevolenza verso chi non può capire perchè non ha calpestato la sua terra, non conosce gli odori che la raccontano, le azzurrità uniformi di cielo e mare che a lui, soprattutto ora, sconfinavano dentro e lo riempivano e gli bastavano e non voleva un altro infinito che il suo paese.
Se ne andò in silenzio, dopo tanti anni di lavoro e 4 di coma. Varcò finalmente la soglia della morte nel grembo di una notte fittissima. Giurerei che lo fece apposta, per lasciare a tutti noi, gente del suo paese, la consolazione dell’alba.

f.to Io

 

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