mercoledì 24 aprile 2019

Camminamento n. 1 - Giancarlo Stoccoro


CAMMINAMENTI

trincee o scavi, comunicazioni tra opere
fortificate e le immediate retrovie (… praticamente Poeti)

Camminamento n. 1 - Giancarlo Stoccoro



Sbrigliato in un inconscio che si riscopre tangibile e fortemente poetico, con lui si rischia di ritrovarsi su un pinnacolo -il belvedere lascia senza fiato- o in caduta libera nell’abisso. Il verso -un verso - è il suo personale incontro col reale e, in quella sorta di convivenza nelle immagini che questo desta, trova e racconta le tante corrispondenze tra il suo mondo interiore e le cose che lo circondano. Il linguaggio, gli accostamenti, lo stesso ritmo, nascono dalla necessità di restare fedele ad un’alleanza tra un dentro che lo potrebbe fagocitare e un fuori che lo stempera e dolcemente lo contiene.
Ha un che di terapeutico leggerlo: scardina scava scrosta.

A domanda, ha risposto ...


Hanslick sulla musica, “posso ricordarla, posso capirla (non con la semplice ragione, ma con la più profonda immaginazione), eppure non posso tradurla. E non credo abbia bisogno di traduzione. Ci sono, ovviamente, versi che sono belli anche se privi di senso. Comunque, un senso ce l’hanno, non per la ragione ma per l’immaginazione. Do per scontato che noi sentiamo la bellezza di una poesia prima ancora di pensare al suo significato.” (Da Le lezioni americane di Jorge Luis Borges)

Quanto la tua poesia si avvicina a questa idea e quanto se ne allontana?

Lo stesso Borges paragonò la letteratura a un sogno guidato e, nelle sue lezioni, disse che bisogna restare fedeli all'immaginazione.
Penso che sia vero, avverto scaturire la parola poetica come un torrente carsico, come un'inaspettata illuminazione che, ancor prima di essere decifrata, si accompagna a immagini che solo successivamente potranno, a volte, essere ricomposte. Il paragone con il sogno è pertinente, non tanto perché la poesia arrivi in sogno, quanto per l'opportunità di restare per quanto possibile più a lungo in quello "stato altro" (avvicinabile forse alla "negative capability" di Keats o alla "sospensione dell'incredulità" di Coleridge) per consentire ai versi di trovare una loro forma, senza perderne il ritmo e la forza immaginifica.
Mi piace pensare che la poesia neonata possa col tempo acquisire una sua autonomia e un senso che cresce con lei. A volte lo trovo, o così mi sembra, solo grazie alla lettura di altri che la fanno propria o quando me ne sono davvero staccato emotivamente.


Della negative capability, termine coniato dallo stesso Keats, se ne servì anche un tuo illustre collega Wilfred Bion all’interno del suo modello psicoanalitico, per indicare, appunto, la capacità dell’analista di “dover” restare, sostare nel dubbio e nella confusione. Una sorta di tecnica psicoanalitica per accedere, da spettatore ma ricettivo, al mondo emozionale del paziente: quanto lo psichiatra influenza il poeta e viceversa?

Come ricordava Freud, <<ovunque si trovino ad andare, gli psicoanalisti scoprono che i poeti ci sono già stati>>.
Scrivo poesie dall'età di 14 anni ma ho pubblicato la mia prima silloge a 50 suonati, quando avevo alle spalle già moltissimi anni di attività come psichiatra e psicoterapeuta.
Sicuramente i lunghi silenzi, le libere associazioni, l'attenzione fluttuante e la rêverie che contraddistinguono il mio lavoro hanno avuto e hanno un'influenza enorme sul fare poesia. Forse vale anche il contrario: l''accesso a quella che Hillman chiama <<la base poetica della mente>> è facilitato da questa connessione tra poeta e terapeuta ma anche paziente, quale sono stato da analizzando all'inizio della mia formazione.
Questa connessione felice, almeno così a me pare, svolge una funzione riparatrice che salva dalla deriva narcisistica autoreferenziale, sempre in agguato per chi affonda da solo nelle acque profonde dell'inconscio (che per me è l'Es groddeckiano, una forza prodigiosa, ubiquitaria e totipotente, che ci vive quando pensiamo di essere noi a vivere), offrendo all'Io la possibilità di divenire <<miracolo del tu>>. 

Il poeta è un minatore - la citazione è di Caproni -, ti senti in qualche modo avvantaggiato nello scrivere versi, vista la tua familiarità con quegli ‘ambienti al chiuso’?

Sì, anche un palombaro (Ungaretti) oltre che archeologo (Freud). In realtà non so bene cosa mi avvantaggi nella scrittura, anche la stanza d’analisi non è mai uno spazio claustrofobico, viceversa un luogo dove si può fare a volte esperienza dell’infinito. <>, ha scritto Paul Celan nei suoi Microliti ma, tu potrai dire che è vietato sporgersi troppo. Io aggiungo che dipende da chi ti tiene la mano. Ho una fiducia cieca nella poesia che è sempre qualcosa che ci trascende.


Bio bibliografia

Giancarlo Stoccoro (Milano 1963) è psichiatra e psicoterapeuta. Oltre all’attività clinica, si occupa di formazione e ha pubblicato diversi lavori su riviste scientifiche. Studioso di Georg Groddeck, ha curato e introdotto l'edizione italiana della biografia, "Georg Groddeck Una Vita", di W. Martynkewicz (Il Saggiatore Milano, 2005) e i saggi "Pierino Porcospino e l'analista selvaggio", (con scritti inediti di Groddeck e di I. Bachmann e il contributo di autori vari, ADV Lugano, 2016), "Poeti e prosatori alla corte dell'ES" (con il contributo di noti poeti contemporanei, AnimaMundi Otranto, 2017). Suo è il primo libro che esplora il cinema associato al Social Dreaming, che ha applicato in ambito sanitario, scolastico, nelle carceri e direttamente nei cinema: “Occhi del sogno” (Giovanni Fioriti, Roma 2012).
Ha vinto diversi premi di poesia e pubblicato le sillogi: “Il negozio degli affetti” (Gattomerlino/Superstripes Roma, 2014), “Note di sguardo” (Morellini editore Milano, 2014), “Benché non si sappia che vivere” (alla chiara fonte Lugano, 2015), “Parole a mio nome” (Il Convivio editore, Castiglione di Sicilia, 2016), "Consulente del buio" (con pref. di Giovanni Tesio, L'Erudita Roma, 2017), “Forme d’ombra” (alla chiara fonte Lugano, 2018),  "La dimoradello sguardo", Fara editore 2018), “Prove di arrendevolezza” (Oèdipus Salerno, 2019).
E' in corso di pubblicazione presso La vita felice di Milano la silloge vincitrice del Premio Arcipelago Itaca 2018 "La disciplina degli alberi", con prefazione di Paolo Steffan.



Testi

Il negozio degli affetti, Gattomerlino/Superstripes, Roma 2014

Tu forse non lo sai ancora
la parola brucia tutto
solleva i binari
leva l’ancora
slaccia le scarpe
alle esistenze in transito


Note di sguardo, Ebook, Morellini editore, Milano 2014

Sostieni l'interrogazione
con parole che non conosci
Abbandona la mente
nel suo giardino ordinato
con i fiori tardivi e le foglie colorate
che fanno tanto inizio autunno
Raggiungi piuttosto i rovi oltre i campi
dove è già stato raccolto tutto
Fai incetta di silenzio


Benché non si sappia entrambi che vivere, alla chiara fonte editore, Lugano 2015

Un volto lontano
ha sempre a che vedere col paesaggio

una memoria prospettica
quel tuo profumo uscito dal DNA

la catena degli aminoacidi
l’espressione genica

quel fare imprevisto
che sta dietro ogni curva del mondo


Parole a mio nome, Il Convivio editore, Castiglione di Sicilia 2016

Sono gli occhi a dirigere le parole
ponte di luce in mezzo alle lacrime
ma non tutti i luoghi sanno avvicinarsi
se poi il cielo di traverso si mette
muro alto in una notte calma
corpo a corpo che ignora la morte


Consulente del buio, L’Erudita, Roma 2017

Ti rivedo nei giorni assoluti
senza pianura e gli occhi
corrugati e tristi
come quelli delle lucertole
quando piove tanto
Tu non hai ragioni
più forti delle mie
ma lo stesso tempo
che esplode in volto
e sulle rughe delle mani
Un bacio respinto
vuole essere cercato
per sempre
Forza mettiti
sulle sue tracce


Forme d’ombra, alla chiara fonte editore, Lugano 2018

La calma del mare richiede uno sguardo dall’alto
un tempo arreso alle foto in bianco e nero
si fa visitare per secoli dalla stessa alba
La gente sta a riva e dà un’occhiata
per un altro giorno è salva



La dimora dello sguardo, Fara editore, Rimini 2018

I luoghi comuni le serate senza dedica
un quadro di Hopper sulla parete bianca

Se solo abbandoni le tracce
scopri lo sguardo notturno del cielo
mentre la vita danza nella stanza accesa

Una lenta processione di alberi
carichi d’ombra
ammicca davanti alla finestra

Ti fai ramo per una foglia
che sola corre via



Prove di arrendevolezza, Oèdipus, Salerno 2019

Quando un giorno l'alba riesce a spuntarla
la terra si riempie di foreste e vasti laghi
inzuppa i fiocchi di nuvole nell'acqua bassa
e poi stiracchia le sue colline
con aghi di abete punzecchia felice il cielo