lunedì 5 ottobre 2015

Mi ha incuriosito il titolo - nota di lettura di Carla Casazza




Chi frequenta il mio blog sa bene che difficilmente recensisco libri di poesia. Il motivo è semplice: occorre avere una buona conoscenza della materia poetica e delle sue regole per potere valutare con cognizione di causa una silloge.

Competenza che non possiedo. Anche io amo leggere poesia ma lo faccio da profana, limitandomi a raccogliere le emozioni "di pancia" che i versi mi suscitano.
Ma mi ha incuriosito il titolo, così ho sfogliato il libro e sono rimasta piacevolmente conquistata dalle poesie in esso raccolte.

Il titolo, dicevo.

Sfido chiunque di voi, o almeno che ha fatto studi umanistici, a dirmi il significato di abarico.
Io sono andata a cercarlo su Wikipedia (perché nel dizionario on line della Treccani il termine non è contemplato) e ho scoperto che in fisica il termine abarico indica "ogni punto in cui la forza gravitazionale terrestre e quella lunare si annullano a vicenda" oppure "punto o altra grandezza in cui non si esercitano forze gravitazionali o sono grandemente attutite". 

Ebbene, leggendo le poesie di Angela Caccia capirete che cosa intende per "tocco abarico del dubbio".
Io almeno un'interpretazione mia personale me la sono fatta.
Visto che però, come ho scritto, i versi per me sono questione istintiva ed emozionale, lascio da parte le definizioni per dire che in questa silloge si parla di emozioni molto intense e che Angela le trasmette con intensità, efficacia ed originalità.

La silloge infatti, che è divisa in 5 sezioni, propone tra una poesia e l'altra anche brevi prose che contribuiscono a creare una narrazione tangibile e molto reale del vissuto dell'autrice. Il suo dolore per la perdita della madre, la pena per l'amato cane che si sta spegnendo, la nostalgia, l'amore nel senso più ampio (non solo quello sentimentale).

Ma affronta anche temi attuali come il dramma dei migranti, o racconta piccoli momenti magici e sereni, la bellezza del paesaggio, le impressioni suscitate da una natura morta di Cezanne o da una sonata di Debussy. Si sofferma su piacevoli ricordi, si lascia trasportare da divagazioni sulla scrittura e la poesia.
Il tutto con uno stile che riesce ad esprimere le emozioni con delicatezza, coinvolgendo il lettore come se lo accompagnasse per mano attraverso il proprio vissuto di donna, a volte anche molto doloroso, senza che si abbia la sensazione (come a volte capita leggendo certi versi) di venire spinti con prepotenza all'interno dei drammi altrui.

Se poi desiderate leggere questa silloge "procurandovi" qualche strumento in più per comprenderla a fondo, consiglio la lettura della prefazione scritta da Anna Maria Bonfiglio che fornisce chiavi utili per codificare il linguaggio poetico di Angela Caccia.


Carla Casazza