mercoledì 26 marzo 2014

Propositi



Tre rosai impettiti
scoppiettanti di bocci
mi guardano dal balcone

li trattengo nello sguardo
ancora muto il pensiero
da giorni vola basso

bisognerà che scavi
nelle consonanti
associare al suono
odore immagine canto
annaffiare parole 
che tornino a rifiorire reali
nella penna
tra le mani

camminare a ritroso
magari sulle orme di ieri
quelle che l’onda ritraendosi
ha risparmiato
cercare il mio centro
forse abbandonato
scorato da litanici lamenti

sulle conchiglie scartate
sui sassolini di sole
nel vento che patinava il viso di sale
… chiedergli perdono e perdonarlo

tornare a inginocchiarsi
rizzare il tratto umano
dove fratello è un preciso spazio 

ripetere più volte
Padre Nostro Padre nostro
senza mai disgiungere
l’aggettivo dal nome

ricordarsi di riposare
la meta un’illusione
una carota per riprendere il viaggio

accompagnarsi al pensiero
di quanti –dei pochi dei grandi-
è nota l’ostilità di una parola
priva di ossa e quanto vuoto
attorno fa tracimare.