giovedì 25 ottobre 2012

A ognuno il suo santuario



Faccio capolino nel mio studio appena sveglia, un automatismo che accomuno a quello del caffè. Ho piacere ad entravi, un piacere che pare salire dal piede che varca la soglia, su su per tutto il corpo. È lì che indosso i paramenti ufficiali di essere pensante.

C’è sempre un ambiente o un angolo della casa che adibiamo a santuario della nostra solitudine. Venerata coccolata invocata, in quello spazio ideale si fa feconda o semplicemente compagna.
E’ il rifugio di un tempo, non tanto libero, quanto liberato, sciolto dalle beghe quotidiane e contingenti.  
Quando elaborare mi è faticoso, qui, nello studio, lascio sospesi i pensieri e vado via. Li ritrovo a di stanza di tempo - alcuni, talmente abbozzati, si saranno avvinghiati ad un piede della scrivania!

Già… le gambe della mia scrivania. Meritano una particolare attenzione. Così affusolate infondono una strana imponenza, qualità che si percepisce subito, ma l’occhio, compiaciuto di un tutto, si distrae e non sgama il particolare. Il segreto, se di segreto si tratta, sta in dei piccoli piedi a zampa di leone. Non credo che la mia scrivania conosca savane, ma ogni tanto mi piace pensare che sia un frutto della sua flora.
Il piano è deciso, intarsiato ai lati da piccoli e oblunghi rosoni che svolgono la stessa funzione del fard sul viso: l’urto rompe il piattume ed esalta il circostante.

Due divani fanno pendant coi piedi della scrivania: sono in pelle di bisonte. Nell’immaginario collettivo la falcata di questo animale alza una terra da sempre impastata di saggezza indiana. E’ lui, il mio divano, che domina l’ambiente, un autentico e ieratico totem (quando a dicembre gli affianco l’albero di Natale, ho un po’ di soggezione a bazzicare in vestaglia e ciabatte …). Dalla sua postazione non passa inosservata la libreria: una signora di mezza età ancora avvenente. Ha il fascino di chi ha saputo fare degli anni il suo punto di maggior forza: le bellezze, indubbie in gioventù, non solo si intravedono ancora, ma il velo del tempo le esalta - disinvolta simula benevolenza, ma è così vanesia...

Di là dai ninnoli che addobbano le sue vetrine, molti occhi mi guardano, anch’io li osservo e con gratitudine: un buon libro, in fondo, è un pacchetto di vacanze, e ogni vacanza fatta, amplifica nel tempo e nel ricordo il suo sapore.

Mi capita spesso di riposare sugli scritti dei grandi: mi rendono meno disponibile all’ipocrisia e il pensiero torna a farsi lucido, voce e guida al centro (giurerei che il mio centro è arredato come questo studio!)

Ho piacere a entrarvi.
Faccio capolino appena sveglia.
Entro e aspetto, aspetto che anche lui mi riconosca…

f.to: Io



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